HISTORIA MILITARIS ROMAE    

Elenco qui di seguito le unità di cavalleria ausiliarie per quanto riguarda i primi quattro secoli della nostra era.
C’è da rilevare, tuttavia, che nel basso impero questa specialità militare subì un notevole frazionamento per le mutate condizioni d’impiego tattico-strategico, per cui si registra l’esistenza di una costellazione di piccole unità (Vexillationes) note col nome generico di Equites, Numeri Equitum e Cuneus Equitum.
Le Alae continuarono, comunque, ad esistere nella loro integrità organizzativa anche dopo la caduta dell’impero occidentale.

Gli appartenenti a questi reparti, durante tutto l’arco temporale della loro esistenza, godettero della più alta stima e considerazione da parte degli organi militari, in contrapposizione ai colleghi delle Cohortes Equitatae, considerati meno preparati ed efficienti, con peggior armamento e più scarse cavalcature. Ma non poteva essere altrimenti, tutto ciò non era che il riflesso del loro peggiore trattamento economico.
La composizione etnico - sociale delle unità cambia a seconda dell’epoca: durante la dinastia Giulio - Claudia il 90% circa degli uomini è di provenienza Peregrina, sotto i Flavii questo rapporto diminuisce al 60% circa e nella seconda metà del II secolo c’è una sostanziale parità fra peregrini e cittadini romani. La situazione si capovolge radicalmente tra la fine del II secolo e l’inizio del III, quando le ali sono formate pressoché totalmente da cittadini romani.

Le Alae potevano essere:

Quingenariae di 512 equites in 16 turmae da 32 elementi ciascuna.
Milliariae (dall’epoca Flavia) di 768 equites in 24 turmae.
Alcuni studiosi sono propensi a credere che le turmae delle Milliarie fossero di 42 elementi, così da portare il totale a 1008 equites.

All’interno di queste due categorie alcune alae si differenziavano per il tipo d’armamento-specialità:
Catafractata - Clibanaria = pesante corazzata
Contariorum = lancieri
Sagittaria = leggera di arcieri
Dromedariorum = montata su dromedari
La normale dotazione offensiva era comunque la Spatha (una spada più lunga e stretta dei gladii da fanteria) e una serie di corti giavellotti contenuti in una faretra appesa dietro la sella a destra. Le fonti indicano che i cavalieri erano anche addestrati all’uso della frombola.

Comandava l’unità il Prefectus Equitum che aveva alle sue dirette dipendenze un Optio, un Beneficiarius e un Cornicularius (coadiutori), un Librarius (archivista-contabile), uno Stator (si occupava di reati minori dei soldati), uno Strator (scudiero), un Singularis (guardia del corpo) e infine 16 (o 24) Decuriones (1 per turma). Ogni turma era identificata da un Vexillum, custodito da un Vexillarius.
Le unità erano alloggiate autonomamente all’interno di Castella dell’ampiezza di 3,8 / 4,3 ettari (Quingenarie) e 5,2 / 6 ettari (Milliarie), ma potevano condividere strutture più grandi in compagnia di una Legione o di una Coorte.

Segue una lista di oltre 400 unità fra Alae, Numeri equitum, Cunei equitum e Vexillationes equitum.

Riepilogo (fino al III secolo)
Area d’origine del primo reclutamento (a) Numero di Ali Nationes / Tribu
Lusitania 2 Lusitanorum
Hispania Tarraconensis 22  Aravacorum, Campagonum, Gigurorum, Hispanorum, Asturum, Vettonum.
Gallia Lugdunensis 26  Gallorum (Gallicae)
Gallia Narbonensis 1 (2)  Vocontiorum
Gallia Belgica et Germania Batavorum, Canninefatum, Germanicae, Lemavorum, Lingonum, Nerviorum, Tungrorum.
Britannia Brittonum (Britannorum)
Alpes Vallensium
Italia Civium Romanorum
Raetia Raetorum
Noricum Noricorum
Pannonia 10  Breucorum, Illyricorum, Pannoniorum, Sarmatarum.
Moesia Bosporanorum, Dardanorum, Moesicae.
Dacia Dacorum
Thracia 14  Thracum
Macedonia Macedonicae
Galatia 2 (b)  Phrygum
Syria Commagenorum, Hammiorum, Syrorum, Parthorum (c).
Palaestina - Judaea Ituraeorum, Sebastenorum.
Arabia Dromedariorum.
Numidia Afrorum, Gaetulorum, Maurorum, Numidarum.

Note
(a): Primo reclutamento di un’unità di nuova costituzione. Resta inteso che il reclutamento era operato annualmente dai governatori provinciali, per perdite o congedi. Gli studiosi hanno calcolato che ogni unità quingenaria aveva necessità d’essere integrata, in media, con 25 nuove reclute all’anno. Se non si era creata una tradizione e un collegamento fra zona di reclutamento ed esercito d’arrivo, l’etnia dell’unità veniva ad essere snaturata, o con reclute locali, o per i frequenti trasferimenti di vexillationes o singoli soldati.
(b): A. Merlin (Rev. Arch. XVII, 1941), sostiene ci fossero 7 alae Phrygum, ciò è condivisibile vista l’esistenza della VII Phrygum. C’è da osservare, comunque, che alcuni studiosi ritengono che talvolta la numerazione di una nuova unità avvenisse in base ad altre unità analoghe presenti nella provincia d’assegnazione, e non in base alle unità dello stesso tipo e nazionalità già reclutate.
(c): D. L. Kennedy (XI Congrès du limes, 1977), stima 8 unità Parthorum, soprattutto ali.

DISCORSO DELL'IMPERATORE ADRIANO
Ai legionari della legio III Augusta ed agli auxilia di stanza nel castrum di Lambaesis nel luglio del 128 dC.

Ai milites della legione
«Non è necessario che peroriate la vostra causa. Tutte le scuse che si potevano addurre in favore vostro, lo stesso mio legato me le ha esposte. Egli mi ha fatto osservare che una delle vostre coorti, quella che ogni anno a turno è inviata presso il proconsole, era assente; che, meno di tre anni fa avete fornito ai vostri compagni d'arme della legio III, per completarne l'effettivo, una coorte e quattro uomini per centuria; che molti e assai lontani posti di guardia vi tengono sparpagliati per ogni dove; che non soltanto avete cambiato due volte di guarnigione, ma anche avete costruito due volte nuovi accampamenti. Perciò vi terrei per scusati, anche se la legione avesse interrotto per molto tempo le sue esercitazioni. Ma non sembra the sia stato così e non vi è alcuna ragione perché io accetti scuse da voi. Tutto avete compiuto con valore e quando difendevate il vallum...
I tribuni, come sembra, hanno avuto gran cura di voi. I primipili ed i centurioni sono stati, secondo il costume, agili e vigorosi...».

Agli equites della legione
«Cavalieri della legione, gli esercizi militari hanno, in un certo senso, le loro leggi e se qualche cosa vi si aggiunge o vi si toglie, la manovra diventa o più difficile o meno importante. Quanto poi si aggiunga di difficoltà, tanto si viene a togliere di eleganza. Voi avete compiuto tuttavia l'esercizio più difficile tra i difficili, quello di lanciare il giavellotto con indosso la corazza... vi felicito per la vostra eleganza tanto più per il vostro ardore... Avete fatto bene ad agire vigorosamente e a non inviare soccorsi per liberare l'insegna, giacché il nemico le era già vicino e voi non potevate ritornare sempre alla carica. L'essenziale era di impedire agli assalitori che oltrepassassero lo spazio riservato agli ufficiali».

Agli auxilia in generale
« Le fortificazioni, che altri soldati avrebbero alzato ad intervalli di parecchi giorni, voi le avete compiute in uno solo. Avete costruito un muro solido, quale si suole elevare per gli accampamenti invernali, in poco più tempo di quel che occorra per un muro di zolle erbose, le quali, tagliate tutte sullo stesso modello, si trasportano e si maneggiano facilmente e si prestano alla costruzione per la loro naturale duttilità e regolarità. Ma voi costruiste il muro con pietre grandi, pesanti, ineguali, che non si potevano trasportare, sollevare e collocare in posto senza che le ineguaglianze ed asperità loro si facessero contrasto. Avete scavato regolarmente un fossato, lavorando la pietra dura e ruvida e l'avete poi spianato, rastrellandolo. A lavoro approvato, rientrati negli accampamenti, avete preso in fretta il vostro rancio e le armi e siete andati a sostenere la cavalleria che era stata lanciata contro il nemico e che ritornava con grandi grida... Lodo il mio legato Catullino perché vi impose questo esercizio, che ha tutta la parvenza di un vero combattimento e perché vi ci addestra in tal maniera che io possa felicitarmi con voi. Corneliano, il prefetto vostro, ha adempiuto soddisfacentemente il suo dovere. Non mi piacciono le manovre in ordine sparso. Catone, il mio autore favorito, era di questa opinione. Bisogna che la cavalleria proceda sempre al coperto e che sia prudente nell'inseguimento, perché, se il cavaliere non vede dove va o se non può più trattenere il cavallo, cadrà certamente in qualche tranello. Per un attacco, bisogna serrare le fila...».

All'Ala I Pannoniorum
« Avete fatto ogni cosa regolarmente. Avete riempito il campo di evoluzioni; avete lanciato il giavellotto e non senza eleganza, quantunque abbiate adoperato giavellotti corti e duri; con uguale eleganza molti di voi hanno gettato le lance. Avete fatto salti: ieri di velocità, oggi di agilità. Se qualche cosa mancasse alla vostra preparazione, ve ne chiederei conto; se qualche cosa fosse superiore al dovuto, ve lo segnalerei: in tutta l'esercitazione mi siete ugualmente piaciuti. Il mio legato Catullino distribuisce ugualmente le sue cure a tutti i lavori dei quali è a capo. Il vostro prefetto sembra occuparsi di voi con sollecitudine. Prendete come premio le vostre spese di viaggio e salite nel campo dei Commageni».

Agli equites della cohors VI Commagenorum
«È difficile per dei cavalieri di coorte, piacere di per sé stessi, ma più difficile è non dispiacere, manovrando dopo un'Ala di cavalleria che copre più terreno, dove i tiratori sono più numerosi, le conversioni a destra più frequenti, le cariche più nutrite, i cavalli più belli a le armi più risplendenti, essendo più elevato il soldo. Ma col vostro ardore voi evitaste la mediocrità, compiendo gagliardamente tutto ciò che si doveva fare.
A ciò si aggiunga che avete lanciato pietre con la fionda e combattuto con i dardi e avete saltato con leggerezza. In tutto ciò appare evidente la cura segnalata del mio legato Catullino, che vi ha resi tali quali vi ho visto».

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